ANNO
2024
LUOGO
Roma
PROGRAMMA
Recupero |
Museografia | Espografia
Cultura / Tempo Libero |
Patrimonio
SUPERFICIE
500 mq
COMMITTENTE
Fondazione Pastificio Cerere
PROGETTISTI
STARTT
STATO DI PROGETTO
REALIZZATO
FOTO
Alessandro Penso
Il lavoro realizza una sequenza di ambienti che indaga ogni volta la relazione tra opera d’arte e spazio, ripercorrendo le invenzioni dell’espografia occidentale, dal white cube allo spazio cavo, passando per la specificità della museografia italiana.
L’ampliamento dei locali espositivi all’interno dell’antico Pastificio di San Lorenzo è stato pensato come un primo passo di un più ampio quadro di trasformazione degli spazi della Fondazione. I nuovi ambienti estendono le gallerie espositive fino all’ingresso del complesso ex industriale, costruendo una relazione diretta con la strada.
In questa operazione l’intervento recupera le memorie della fabbrica riportando alla luce le strutture in ghisa e gli impalcati in legno. Il progetto opera quindi una delicata mediazione tra il restauro dei caratteri della fabbrica storica e l’inserimento di porzioni di architettura contemporanea, reinterpretando in termini contemporanei le modalità di addizione della tradizione rinascimentale e barocca dell’architettura romana. Il progetto compone delle piccole aggiunte, in questo caso un portale – disegnato intorno a una colonna in ghisa ritrovata, e un atrio di collegamento tra il vecchio e nuovo spazio espositivo. Queste addizioni segnalano il passaggio tra interno ed esterno e tra vecchio e nuovo, costruendo una inedita successione di spazi.
Tutte le sale coinvolte sono ripensate e distribuite in una sequenza narrativa che ruota intorno alla invenzione e reinvenzione dello spazio per l’esposizione, dal white cube al black box passando per lo spazio cavo. Nel nuovo assetto tutto è espositivo. Il progetto scarta la separazione tradizionale fra ambienti serviti – le sale del pubblico – e ambienti serventi – bagni, magazzini, corridoi, etc. – : i passaggi di collegamento e gli annessi diventano spazi inediti, dove si esplora la relazione tra l’opera dell’artista e il corpo del visitatore.
In questo modo le soglie tra le diverse sale diventano spazi espositivi aggiuntivi; nuovi spazi intermedi, di scavo, ctoni e di risulta che possono accogliere opere d’arte site-specific in omaggio e in continuità con il lavoro curatoriale della Fondazione che negli anni ha proposto la scoperta della fabbrica quale opera d’arte in dialogo con gli artisti e il pubblico.